Oggi è stata una mattinata speciale. Dal sapore di cose che non sono (più) di questo mondo da moltissimo tempo. Una donna anziana, seduta a un tavolo, mi ha parlato della sua vita con la fiducia e l’emozione di chi affida tesori chiusi dentro bolle trasparenti, per consegnarli al futuro. E allora mi sono ricordata di un racconto letto un mese fa, forse due, che mi era piaciuto moltissimo. Mi è venuta in mente la bellezza delle vecchie insegne di certi negozi che non cambieranno mai a dispetto del tempo. Qui ne è pieno. E la protagonista, Celeste, con le sue azioni da tutte le mattine, rituali, perfettamente identiche tra loro, ultimo baluardo di quello che si è stati, da vivi, quando si è molto vicini al momento in cui si smetterà di esserlo. Un racconto sulla fine, e sulla memoria, bellissimo, scritto da Raffaele Riba.
Si chiama La penultima cosa, e lo trovate – se siete curiosi di leggerlo – nel catalogo di LiberAria.